SRI LANKA: L’ALTRA FACCIA DELL’OCEANO INDIANO

Bagnato dalle acque dell’oceano indiano, a sud est dell’India e lontano dalla più gettonata Indonesia giace lo Sri Lanka.

   Una terra antica, culla di molteplici civiltà, lo Sri Lanka, o come molti ricorderanno il Ceylon (dal nome della popolazione singalese autoctona) racchiude in sè un vero e proprio crogiuolo di lingue, razze, etnie, culture e religioni che convivono, ormai da secoli, pacificamente e serenamente, dopo aver smussato ognuna, un po’ naturalmente, un po’ per necessità, i propri estremismi.

   Il risultato, oggi, è un melting pot di cultura, natura e sport che non può non trovare sempre nuovi estimatori i quali, una volta arrivati sull’isola, non devono far altro che lasciarsi cullare dalla magia di questa terra ancora in parte incontaminata ed avulsa dalla globalizzazione.

   Tale atmosfera di antico ed incontaminato è ancor più palpabile nella regione a sud est del paese che in Agosto non è interessata dalle piogge e dove il sole splende quasi ininterrottamente.

   Quanto al surf, la zona si giova delle swell da sud provenienti dalla lontana Indonesia caratterizzate da una direzione del moto ondoso e del vento pressoché costante per tutti i mesi di luglio ed agosto.

   Ed è proprio qui, nell’ “Ampara District”, che si trova l’ex piccolo villaggio di pescatori divenuto ora il fulcro del surf nel sud-est dello Sri Lanka: Arugam Bay.

   Sebbene raggiungere lo Sri Lanka in aereo dall’Italia sia abbastanza agevole, una volta arrivati a Colombo, la strada per Arugam Bay, anche oggi nel 2015, è ancora lunga. E’ preferibile, infatti, a meno di non voler usufruire dei trasporti locali (autobus che sfrecciano – la guida è a destra!- come indemoniati per le strade a due corsie che attraversano l’intero paese), noleggiare (dall’Italia, od anche direttamente in aeroporto) un mini-van (costo dai 110 ai 160 US$) che in 6/8 ore vi porti finalmente a destinazione.

   Il viaggio vi lascerà immediatamente sbalorditi: tratti di giungla impenetrabile si alternano ad ordinate piantagioni di te e riso, oltre ai più svariati tipi di frutta e verdura tropicali (avocado, papaya, mango, frutto della passione, cocco, lime e chi più ne ha più ne metta!), che gli abitanti sono soliti vendere ad ogni angolo della strada a prezzi davvero irrisori. Piccoli chioschetti offrono, poi, ogni tipo di leccornia locale in perfetto stile street food e/o finger food (se si riesce a superare qualche piccola carenza di forma, per dir così), oltre alle preparazioni più complicate quali una su tutte il Rice and Curry.

   E’ così che, superata la zona più densamente abitata, ci si tuffa nella natura più incontaminata fatta di grandi laghi anche artificiali e lagune nelle quali cominciano ad avvistarsi i primi elefanti.

   Alla fine, dopo tanta attesa, si giunge alle prime case di Pottuvil, la cittadina principale (teatro di forti scontri durante la guerra civile) e, poi, finalmente, alla ridente e serena Arugam Bay.

   Così anche io e Simona, che pazientemente mi assiste con la sua fidata fotocamera, un po’ provati, ma entusiasti, dopo solo 6 ore e trenta (il nostro driver ha dato il massimo) arriviamo a destinazione.

   Il villaggio si stende lungo un paio di km di spiaggia lungo la quale sono sorti innumerevoli ristoranti, bar e guest house, il tutto fino all’ansa destra e più a sud della baia di Arugam.

   Il nostro alloggio, è proprio lì, sulla spiaggia e si tratta di una fantastica mansarda interamente in legno ed in stile locale che si affaccia proprio sullo spot principale di Arugam Bay e dall’altezza a cui si trova domina tutta la baia.

   La vista è mozzafiato, l’atmosfera è unica; siamo circondati dai suoni della natura, della giungla e del mare e non resta, quindi, che lasciarsi cullare e trasportare da questa sorta di pura vida srilankese.

   Il surf qui è una costante. Nel raggio di una cinquantina di km questa porzione del paese offre una grande varietà di spot e tutti con onde destre prevalentemente su sabbia.

   Main Point è l’onda intorno alla quale si è sviluppato il surf in questa regione. Si tratta di un point destro di fama mondiale che nelle giornate buone offre corse di più di 300 mt e che ha ospitato anche varie tappe del WTC con la partecipazione di surfisti del calibro di Nat Young, John John Florence e Julian Wilson. E’ un’onda su reef di corallo che corre vicino e lungo la spiaggia ed è incredibilmente consistente.

   Il problema del Main point è l’affollamento, ma, come detto, la consistenza dello spot ed il livello in acqua consentono sempre, a chi è disposto ad impegnarsi, di prendere un discreto numero di onde.

   In condizioni di swell normale le onde in Sri Lanka sono sempre intorno all’altezza della testa ed è quindi preferibile rimanere nei posti più esposti quali Main point, l’outside di Peanuts Farm ed Okanda che hanno le onde più grosse e consistenti praticamente ogni giorno.

   Se la mareggiata aumenta, però, tutti gli altri spot non sono più terreno per principianti e si possono trovare onde fantastiche quali Elephant Rock, Peanuts Farm (inside) e l’infinito point destro di Pottuvil Point.

   I più accaniti, appassionati e volenterosi sappiano, comunque, che la ricerca, anche nel sud-est dello Sri Lanka da sempre i sui frutti (“a buon intenditor poche parole!”).

   Quanto a noi, ogni giorno, accompagnati dal nostro fidato Nizar con il suo Tuk tuk, iniziamo a percorrere i sentieri che portano ad i vari spot:

Peanut farm, dove tra una session e l’altra ci si può dondolare su tipiche altalene di legno e cordame appese a colossali alberi che circondano il chiosco-ristorante e bar fino al tramonto che assume delle tonalità di un rosa quasi psichedelico;

Elephant rock, dove prima di raggiungere lo spot attraverserete un campo di elefanti e poi, occhio alla laguna, è piena di coccodrilli e soprattutto, nei giorni piccoli, di principianti;

Lighthouse, dove in prossimità del vecchio faro (di epoca pre tsunami) la padrona di casa, Dilani, offre, per poche rupie, una cucina deliziosa e piccole cabanas sull’albero, alcune con vista direttamente sullo spot;

Pottuvil point, dove ad accogliervi oltre, se siete fortunati, ad una destra di svariate centinaia di metri, una vecchia conoscenza del surf italiano, un locale a cui il nostro amico Alessandro Ponzanelli, in visita ad Arugam Bay, ha lasciato una tavola in dono, dopo aver ascoltato il suo terribile racconto dello Tsunami ed aver assaggiato il suo rice and curry;

Okanda, dove surferete la destra più consistente della zona in uno scenario a dir poco suggestivo e potrete, lungo la strada, avvistare le più svariate specie di animali selvatici quali elefanti, bufali selvaggi, manguste, cervi daini, lupi, coccodrilli ed innumerevoli specie di uccelli tra cui le magnifiche aquile di mare.

   Tuttavia lo Sri Lanka anche per i più incalliti non è solo surf.

   Non si può infatti rimanere indifferenti al calore della popolazione ed al fascino della sua storia. E così ci siamo ritrovati, facendo bene attenzione a non superare le 4 del pomeriggio (quando la zona diventa territorio delle belve feroci), ad attraversare la giungla per raggiungete il Kudumbingala Monastery, dove monaci buddisti preservano la sacralità e l’imperturbabilità del luogo. Scalate le rupi sacre vicino al tempio si gode di una vista che lascerebbe a bocca aperta anche i più scettici. La giungla si stende a perdita d’occhio costellata da grandi monoliti (presenti in tutto il paese) mentre, dall’altro lato, termina direttamente al mare dove, anche da quell’altezza (c.ca 150m s.l.m.) e distanza, si possono ammirare i flutti infrangersi con  tutta la loro potenza sulle lontane lingue di sabbia.

   Ancora, un giorno, la curiosità ci ha spinti verso Ella, le sue cascate e le piantagioni di te. Anche qui lo scenario è quasi surreale, sembra di trovarsi in un’altra era dove le persone usano vivere con poco e ciò basta a renderle felici. Le raccoglitrici si chinano senza sosta a raccogliere le preziose foglie di te, mentre una folla di locali si bagna nelle acque ribollenti della cascata giocando e ridendo fra loro. Ma è salendo più in cima, dove la strada sembra perdersi nelle montagne, che voltandosi indietro si rimane basiti dinanzi ad un panorama senza pari: miglia e miglia di giungla e montagne che si alternano fino all’oceano e noi ad ammirare lo spettacolo da una delle cime più alte dello Sri Lanka (900m s.l.m.).

   E poi, ogni giorno, dopo aver goduto della nostra giornata di sole, mare, surf, safari, cultura (o a seconda dei gusti chi più ne ha più ne metta) arrivata la sera vediamo il villaggio trasformarsi. Potrete gustare ogni tipo di pietanza, dalla cucina tipica di Pereira, all’alta cucina di Hideways, alla pizza di Geko e Chili, alle grigliate di pesce fresco da scegliere e grigliare all’istante, fino ai manicaretti di un certo nostro amico Tom (i Prawn burgers migliori sulla piazza!).

  Ma non solo! Dopo cena, per chi non rinuncia al dessert, potrete mangiare dei brownies o altri dolcetti homemade al break point, mentre il Siam View offre musica, anche dal vivo, e birra ghiacciata no stop.

   Praticamente ogni sera c’è una festa diversa nei vari locali sulla spiaggia: Sababa a Wiskie Point, Funky De Bar, la festa reggae al Siripala e la mega festa (per i più agguerriti) il sabato sera da Mambo’s.

   I prezzi sono tutti super accessibili si va dai 2/3$ per una birra o un drink, 5/15$ per una cena completa, 5/50$ per l’alloggio e così via. Certo i locali cercano un po’ di caricare sui prezzi nelle zone più turistiche ma con un po’ di attenzione si riesce ad ottenere il trattamento più congruo ed onesto.

   In conclusione, non dimenticate (noi non l’abbiamo fatto!), di fare una partita a cricket, di andare in giro indossando il sarong (abito tradizionale srilankese, rigorosamente without underwear), ma soprattutto di essere invitati ad un matrimonio musulmano in città (ad Akkaraipattu) dove gli ospiti non hanno probabilmente mai visto un occidentale e sparano foto “come se non ci fosse un domani”.

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